Studi sulla filogeografia dell’Aquila reale (Aquila chrysaëtos)
Gli studi filogeografici di una specie animale aiutano a ripercorrere, per quanto possibile, il suo cammino nel passato considerando anche la geografia dell’epoca e i fenomeni naturali di diversa entità che si sono verificati e che ne hanno condizionato il futuro; attraverso l’uso di analisi genetiche approfondite è possibile studiare la variazione genetica all’interno di una specie e identificare delle caratteristiche genetiche che da una popolazione ancestrale sono state trasmesse alle diverse popolazioni attuali presenti in spazi geografici diversi.
Il lavoro di Nebel et. al., “Mitochondrial DNA analysis reveals Holarctic homogeneity and a distinct Mediterranean lineage in the Golden eagle (Aquila chrysaetos)”, pubblicato nel 2015 dal Biological Journal of the Linnean Society, apre una finestra sulla storia demografica dell’Aquila reale (Aquila chrysaetos) in relazione all’ultima glaciazione.
I campioni utilizzati nello studio, per la maggior parte penne provenienti da collezioni museali o di campo, coprono gran parte del range di distribuzione della specie, più in particolare l’Europa, e sono riferibili ad un arco di tempo tra il 1817 e il 2013. Sono state analizzate più di 250 sequenze della specie e sono risultate due distinte linee di DNA mitocondriale: una Olartica, più omogenea, trovata in Scozia, Finnoscandia, Europa dell’Est, Asia continentale, Giappone e Nord America e l’altra Mediterranea che riguarda l’Europa centromeridionale. Questa distribuzione potrebbe derivare da una separazione risalente all’Ultimo Massimo Glaciale, periodo in cui l’America del Nord e l’Eurasia erano ricoperte di ghiacci; è probabile che la specie, sopravvissuta a questo periodo glaciale, ricominciò in seguito a colonizzare i territori partendo da due rifugi glaciali distinti e isolati tra loro: uno nell’area mediterranea e l’altro in qualche zona dell’Olartico finora sconosciuta. Inoltre questa distribuzione, olartica e mediterranea, differenzia la filogeografia dell’Aquila reale da quella di altre specie di grandi rapaci, come l’Aquila di mare (Haliaeetus albicilla), o l’Avvoltoio monaco (Aegypius monachus) o ancora il Gipeto (Gypaetus barbatus) o anche il Falco sacro (Falco cherrug), che si caratterizza in Eurasia con una linea orientale e una occidentale.
Risulta inoltre che l’Aquila reale abbia conservato una notevole variabilità genetica.
Ad oggi l’Aquila reale non è considerata a livello mondiale una specie minacciata, tuttavia nel corso del tempo ha subito gravi persecuzioni che ne hanno minato la sopravvivenza, soprattutto a livello locale. Oggi, grazie a programmi di conservazione e leggi specifiche per la sua tutela e grazie anche ad una maggiore educazione ambientale, la specie sta mantenendo un suo status di presenza. È bene tuttavia ricordare che una popolazione animale può, per diversi motivi tra i quali attualmente sono rilevanti i fattori antropici e la riduzione degli habitat, andare incontro a forti riduzioni, alcune delle quali purtroppo possono esserne l’anticamera dell’estinzione. Per questa ragione è necessario mantenere alta la guardia, vigilare e proteggere laddove, e non solo, gli equilibri di queste popolazioni possano risultare più fragili.