In memoria dell’amico Michele Panuccio, recentemente scomparso
La prima volta che ho visto Michele è stato nel 2005 in occasione di un incontro al Bioparco di Roma. Stava esponendo i dati raccolti sul Nibbio bruno presi in due discariche (Malagrotta e Cupinoro).
Dopo quella volta, per alcuni anni, pur continuando a seguire i suoi studi sulla migrazione dei rapaci in tutto il Mediterraneo (argomento della sua tesi di laurea in scienze naturali, del successivo dottorato e di numerose pubblicazioni), non mi è più capitato di rivederlo, fintanto che non ebbi l’occasione di contattarlo direttamente in quanto stava seguendo le nidificazioni del nibbio a Decima Malafede, riserva di cui era guardiaparco.
Da allora, insieme a lui e a Fabio Borlenghi che lo seguiva a Castel di Guido, ci confrontavamo ogni anno per telefono o di persona per fare il “punto della situazione” sulla popolazione romana di quella specie. Ricordo in particolare una riunione a Castel di Guido in cui, oltre a Michele e al sottoscritto, c’erano Fabio Borlenghi, Santino Di Carlo, Alessia della Lipu, Marina Cianconi e Giuseppe, il papà di Michele, che lo seguiva spesso e partecipava attivamente alle sue avventure naturalistiche.
Da qualche anno, soprattutto dopo la chiusura della discarica di Malagrotta avvenuta nel 2013, preoccupato, come noi, dalle previste ricadute sulla popolazione locale di nibbio, aveva voluto intensificare gli studi sull’ecologia della specie, arrivando, con l’aiuto di alcuni amici (soprattutto di Giacomo dell’Omo), a mettere il satellitare sui giovani nibbi per seguirne gli spostamenti, in particolare, quelli migratori. Con Giacomo collaborava da lungo tempo e insieme avevano fondato Medraptors (un’associazione per lo studio dei rapaci mediterranei). Con Martina Scacco, aveva monitorato la popolazione nidificante del Gheppio, arrampicandosi sui tralicci per inanellare i giovani falchetti.
Con Michele avevamo cominciato a vederci più spesso dopo che mi mostrò alcuni anni fa, il carnaio da lui istituito a Decima Malafede. Ricordo che mi colpì il fatto che ogni volta che lo faceva, trovava che i nibbi lo stavano già aspettando; da allora lo aiutai nell’alimentarlo ed ebbi così l’opportunità di incontrarlo più spesso, passando qualche volta le ore più calde di luglio a cercare di individuare sopra il carnaio i giovani dell’anno, o con Alessandro Eberle e Giacomo, a studiare la biometria dei giovani e a radio-taggarli.
Di persona Michele era sempre calmo e riflessivo, partecipe, e non solo a parole, ai problemi degli altri. A livello personale ricordo una volta, che mi venne a trovare con sua moglie Simona, in una città in Umbria, dove mia figlia era degente, per farmi sentire la sua vicinanza. L’impegno sociale che aveva manifestato in gioventù e che lo aveva spinto ad aiutare attivamente le persone più bisognose, faceva intuire la grande sensibilità di cui era dotato, qualità che doveva essere poi alla base anche delle sue notevoli capacità intuitive ed analitiche riversate in ambito scientifico. Utilizzatore di tecnologie di studio moderne, come l’uso del Radar nello studio delle migrazioni dei rapaci, del tracciamento GPS, ecc…, negli ultimi anni aveva ricevuto un incarico di ricercatore presso l’ISPRA per lo studio dei Codoni.
Insomma un brillante ricercatore e un grande rapacista, la cui scomparsa lascerà dietro di se un grande vuoto e tante domande, almeno per ora, resteranno senza risposta…