Il Tour de France e l’Appennino devastato
Sabato 29 giugno 2024 il Tour de France è partito da Firenze diretto a Rimini e ha attraversato il Mugello, transitando tra Dicomano e San Godenzo.
Al bivio per Corella, in località San Bavello, il Comitato Tutela Crinale Mugellano, Crinali Liberi, era presente con il suo striscione con la scritta:
NO EOLICO SUL CRINALE MUGELLANO.
Un’esperienza emozionante per l’elevato prestigio internazionale della competizione sportiva e per il fatto di essere visibili a tanti.
Sì, perché l’opposizione al progetto eolico Monte Giogo di Villore è presente, viva, articolata e sempre più motivata.
Poco prima che gli atleti raggiungessero San Godenzo, il cronista citava la bellezza e l’importanza straordinaria delle foreste dell’Appennino in questi territori attraversati dal Tour de France.
Riportiamo testualmente le parole del Servizio andato in onda sulla RAI:
“Si passa adesso da San Godenzo, immerso nei boschi dell’Alto Mugello: questa salita è la porta di accesso al Parco delle foreste casentinesi, un Parco Nazionale che è proprio a metà tra Toscana ed Emilia Romagna. Paesaggio di foreste antichissime, paesaggio con alberi monumentali: c’è qui una delle cinque cosiddette “faggete vetuste”. È uno scrigno non solo di arte, di cultura e di architettura, ma è uno scrigno naturale”.
Intanto, nel silenzio totale, a pochi chilometri di distanza ruspe ed escavatori, sbranano il crinale appenninico del Monte Giogo di Corella, aprendo enormi piste per il progetto dell’impianto eolico Monte Giogo di Villore, dentro la faggeta, sui versanti ripidi della montagna.
Cadono a centinaia gli alberi mentre i mezzi vanno su e giù nelle aree che possiamo osservare inquadrate nelle foto.
I Sentieri del CAI vengono sventrati e sbancati per realizzare la viabilità sulla quale si inerpicheranno mezzi enormi e pesanti per il trasporto di torri, eliche e turbine, in direzione del Sentiero 00 Italia e Sentiero Europeo E1.
Inconcepibile vedere giganteschi scavi riempiti di grosse pietre là dove svettava la foresta con i suoi faggi meravigliosi.
La bellezza ancestrale delle nostre montagne viene sfregiata e sfigurata per sempre per produrre briciole di energia elettrica, in modo saltuario e non programmabile, che pagheremo noi utenti anche quando la rete non sarà in grado di assorbire i picchi occasionali di produzione.
Un danno incalcolabile per il meraviglioso Appennino, vanto, pregio e patrimonio di tutto il territorio. Perché?
E’ un territorio che, davanti al mondo intero, porta le tracce di Dante, Giotto, Dino Campana, Beato Angelico, fonte di benessere, cultura, salute, acqua, aria, mitigazione climatica, risorsa economica e turistica, protezione di tutta la valle contro il dissesto idrogeologico che sta colpendo il Nord e l’Emilia Romagna, dove i versanti appenninici sono crollati sommergendo di acqua e fango abitazioni ed attività delle valli e della pianura.
Il disastro ecologico, paesaggistico e culturale incombe senza alcun beneficio per le comunità che ne devono, anzi, sopportare oneri e danni.
A rapidi passi grossi mezzi meccanici avanzano su verso il Monte Giogo di Corella là al crocevia del Sentiero 00 Italia e del Sentiero Europa E1, che verranno inesorabilmente degradati a siti industriali, svalutati e privati di vincoli paesaggistici e di tutele ambientali.
E guardando l’orrore che avanza e la bellezza arcaica e naturale che scompare, si rimane increduli che una multiutility di Verona e la Regione Toscana abbiano anche solo potuto immaginare di declassare questi crinali a impianto industriale, ritenuti immodificabili e inalterabili dal Piano di Indirizzo Territoriale della Regione stessa, davanti al Monte Falterona, il “Trono degli Dei”, sui confini del Parco Nazionale Foreste Casentinesi, luoghi ad alta concentrazione di biodiversità, degni di essere riconosciuti a tutti gli effetti, Zone a Speciale Conservazione.
E appare ancor più inverosimile che la Regione Toscana ne abbia data l’autorizzazione, assecondata da una sbrigativa firma di Mario Draghi già dimissionario, contro il dissenso del suo stesso Ministro per i Beni e le Attività Culturali, contro ogni ragionevolezza, senza ascoltare le accorte valutazioni di dissenso al Progetto, tempestivamente pervenute da più parti.
Per questo il Comune di San Godenzo ha fatto prima Ricorso al TAR e ora appello al Consiglio di Stato perché si fermi un progetto che fin da subito, ha trovato i pareri contrari di Sovrintendenze, di molti Comuni e del Parco Nazionale Foreste Casentinesi.
Comitato Tutela Crinale Mugellano
Crinali Liberi