BRACCONAGGIO, REGGIO CALABRIA
BRACCONAGGIO, REGGIO CALABRIA: TRE CACCIATORI BLOCCATI DOPO AVER UCCISO E MACELLATO
CINQUE FALCHI MIGRATORI.
UNO DI LORO E’ UN AGENTE DELLA POLIZIA PENITENZIARIA
L’operazione, effettuata nelle pinete di Motta San Giovanni, è della LIPU
e del Corpo forestale dello Stato
Tre cacciatori reggini, di cui uno è un agente della Polizia penitenziaria, denunciati per uccisione di specie particolarmente protette: avevano macellato sul posto quattro falchi e già staccato la testa a un altro, in attesa di completarne la “lavorazione”.
L’importante operazione è stata condotta sabato pomeriggio scorso nelle pinete di Motta San Giovanni (RC) dai volontari del settore Antibracconaggio della LIPU-BirdLife Italia, guidati dal responsabile nazionale Giovanni Malara, e dal Nucleo Antibracconaggio del Corpo Forestale dello Stato di Reggio Calabria.
Protagonisti della vicenda due gruppi di volontari della LIPU che stavano svolgendo controlli antibracconaggio in un’area boschiva al confine tra i comuni di Motta San Giovanni e Montebello Ionico. Vedendo tre cacciatori che sparavano ad alcuni falchi migratori in volo sulle pinete della zona, si avvicinavano per sorvegliarne i movimenti e documentarne l’attività. I volontari scoprivano così che i tre cacciatori avevano effettivamente sparato ai falchi, animali che una volta uccisi venivano recuperati e trasportati in una busta di plastica da un ragazzino di circa 13 anni, come tale non imputabile del reato.
Resisi conto di essere stati individuati, i bracconieri si lanciavano in auto all’inseguimento di un gruppo di volontari. Uno dei tre, esibendo il tesserino della Polizia Penitenziaria, chiedeva minaccioso l’esibizione delle fotografie che lo ritraevano. Ma intanto l’altro gruppo di volontari comunicava al Corpo Forestale dello Stato targa e modello dell’auto occupata dai tre cacciatori. Tre pattuglie del Nucleo Antibracconaggio e del Comando Stazione del CFS di Reggio Calabria bloccavano le strade dalle quali l’auto avrebbe potuto transitare.
L’auto veniva intercettata con a bordo i tre cacciatori ed il ragazzino ma senza che venisse trovata alcuna traccia degli uccelli. Su indicazione dei volontari, una busta con le spoglie di quattro falchi uccisi veniva tuttavia ritrovata nel luogo dove si erano svolti gli episodi di bracconaggio. Gli animali erano stati macellati sul posto, spennati, eviscerati e privati della testa e delle zampe, per evitarne il riconoscimento. Probabilmente l’intenzione dei bracconieri era quella di recuperarli in seguito, al sopraggiungere dell’oscurità, secondo una modalità già adottata in passato dai bracconieri che frequentano la zona.
Il ritrovamento nelle immediate vicinanze delle penne, delle zampe e delle interiora consentiva il riconoscimento dei quattro rapaci. Veniva inoltre ritrovato il corpo di una femmina di falco di palude cui era stata staccata la testa, che i tre non erano riusciti ancora a macellare.
“Quello dell’uccisione di falchi migratori è un atto orribile e gravissimo, così come grave è il tentativo di minaccia ai nostri volontari – dichiara Fulvio Mamone Capria, presidente LIPU – Ringraziamo per il pronto e deciso intervento il personale del Corpo Forestale dello Stato di Reggio Calabria. Questi fatti sono un’ulteriore conferma del grave stato di illegalità venatoria esistente in tutta la provincia e dimostrano l’inaccettabile accanimento contro specie di uccelli che rivestono un importantissimo ruolo di equilibrio ambientale. E’ ancor di più inaccettabile e fortemente diseducativo la presenza sul posto di minori coinvolti in attività violente e raccapriccianti come questa”.
Per i tre cacciatori, C.R., M.A. ed F.A., tutti e tre di Reggio Calabria, è scattata la denuncia per uccisione di specie particolarmente protette, oltre al sequestro dei tre fucili da caccia e del relativo munizionamento. I tre andranno incontro, oltre che alle sanzioni di carattere penale, anche alla sospensione o alla revoca della licenza di caccia.
Si attendono le determinazioni della Polizia Penitenziaria per l’eventuale avvio di un procedimento disciplinare.
Parma, 26 settembre 2011
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