Associazioni ambientaliste si oppongono alla Via Ferrata nel SIC-ZPS Dolomiti di Pietrapertosa in Basilicata
Significa, in poche parole, che i progettisti restarono con la bocca asciutta ma il progetto era ormai pronto e bisognava riprovarci.
E’ da ritenere che venne fuori un lavoro ben fatto tanto è che nel giugno scorso il Presidente De Filippo, l’Assessore Mazzocco e tanta altra bella gente si recarono in pellegrinaggio a Roma per illustrare alla platea il modo con il quale si era mossa la Basilicata e soffermarsi sulla solita melina fatta di conservazione della biodiversità, esigenza di garantire il mantenimento degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati o rari a livello comunitario. In quel contesto si affannarono anche ad illustrare il modello metodologico innovativo avente caratteristiche come la multidisciplinarità, competenza, complessità, pianificazione integrata e partecipazione: quante belle parole!
Abbiamo detto che i progettisti della “ Via Ferrata” non potevano restare a bocca asciutta ed allora il discorso sull’intervento si riapre. Di cosa si discute? Di impiantare un percorso turistico estremo che penetra direttamente negli habitat riproduttivi, trofici e lungo i percorsi di sosta e migrazione di un lungo elenco di specie rare o in via di estinzione di uccelli, ovviamente protette, in una area SIC-ZPS identificata a livello europeo come IT9210105 “Dolomiti di Pietrapertosa”- Il nome del paese è già una referenza – tra le varie specie di volatili vi è anche la Cicogna nera che nidifica nelle coste rocciose delle Dolomiti Lucane, uno dei pochissimi siti, circa una decina, che ospita questa specie a livello nazionale.
Specie rarissima dunque che un Ente Parco, attraverso una oculata e attenta protezione della sua Riserva Integrale e ZPS Zona di Protezione Speciale, dovrebbe a tutti i livelli tutelare nell’interesse della collettività nazionale ed europea. Ci domandiamo: ma questa benedetta Cicogna nera non aveva altro luogo dove scegliere il suo habitat più idoneo che le Dolomiti Lucane e togliere il sonno al sottoprodotto del sottogoverno chiamato ad indirizzare, si fa per dire, le sorti del Parco di Gallipoli Cognato? Nell’ambito del Piano di Gestione del Parco Regionale di Gallipoli Cognato e Piccole Dolomiti Lucane, piano adottato, l’IT9210105 è Riserva Integrale, in parte, e Riserva Generale Orientata di tipo A, per la parte rimanente.
Nel primo caso l’accesso è consentito solo per motivi di studio e ricerche, con visite guidate da personale specializzato ed altre norme di indirizzo similari, nell’altro caso i termini di fruibilità naturalistica sono meno restrittivi ma vi è, comunque, identica rigorosità con indirizzi finalizzati al mantenimento dello status quo. Un intervento come la Via Ferrata, data la peculiarità dei luoghi e la sensibilità degli habitat, risulta oltre che invasivo anche non contemplato. Ricordiamo, altresì, che la congruenza con il Piano di Gestione è una condizionalità necessaria per godere del beneficio comunitario e che nelle relazioni di valutazioni di impatto ambientale e di incidenza ambientale emergono molte “imprecisioni” proprie di un lavoro affrettato e poco qualificato.
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