Aquile reali delle steppe
Mario Cappelli, membro del Consiglio Direttivo di Altura e profondo conoscitore degli uccelli della Spagna, ha inviato al nostro sito alcune considerazioni molto interessanti sul comportamento delle aquile reali dell’Estremadura, vero paradiso per gli amanti degli uccelli e della natura in genere.
La prima volta che vidi, nelle steppe di Talavan (Estremadura), un’aquila reale che arrivava bassissima e portava una lepre in un grosso nido posto su un Eucalyptus a non più di 5/6 m da terra vicino a una casa, devo dire che rimasi piuttosto a bocca aperta. Abituato all’idea di associare l’aquila reale a montagne, dirupi e luoghi inaccessibili, vederla lì, insieme alle galline prataiole in quelle sconfinate praterie e arrivare bassa come un’albanella al nido mi disorientava un po’. A togliermi dall”impaccio fu un ornitologo di Burgos che mentre osservavamo l’altro adulto, tranquillamente posato sul palo del telefono a bordo strada, mi diceva che la cosa era piuttosto normale e in Spagna l’aquila reale nidifica un po’ dappertutto, dalla montagna al livello del mare, nutrendosi, da buon predatore generalista, di quello che trovava nei diversi ambienti. Insomma, una specie di grossa poiana, non una ‘schizzinosa’ come l’aquila del Bonelli o l’aquila imperiale iberica.
Quest’anno, ad aprile, ho trovato almeno altre 2 coppie che vivono e cacciano nelle steppe, dove certo le prede non mancano, come otarde e galline prataiole. Da quel poco che ho appreso sul loro comportamento queste aquile reali ‘delle steppe’ stanno spesso posate, a terra (anche in mezzo alla strada!) o su qualsiasi cosa di rialzato, proprio come una poiana.
Immagino che qualche tempo fa (secoli?) la situazione dovesse essere analoga in Italia e forse dovremmo sfatare l’immagine un po’ romantica di questo fiero animale irraggiungibile che vive solo in luoghi inaccessibili. Probabilmente sono le ‘sopravvissute’, sono rimaste solo quelle che vivono in luoghi troppo remoti o inospitali e dove soprattutto esistono ancora prede, le altre sono sparite con il cemento, la trasformazione dell’ambiente, la caccia.
Non è un caso che al museo di zoologia di Roma ci siano esemplari adulti rinvenuti in passato a Ostia antica o nell’ Agro Pontino. Probabilmente gli antichi Romani avevano il loro simbolo imperiale proprio dietro la porta di casa.
Mario Cappelli