In un recente comunicato stampa ANEV (Associazione nazionale energia del vento) e Legambiente si stracciano le vesti, perché i risultati delle Aste competitive al ribasso pubblicati dal GSE, preannuncerebbero effetti lesivi per il settore che potrebbe vedere da quest’anno il volume dei suoi affari diminuito del 75%. E’ successo che una quota del contingente previsto nelle Aste non è stato assegnato perché molti produttori non hanno potuto concorrere alla gara in quanto privi dell’affidabilità patrimoniale necessaria a ottenere il credito bancario richiesto. Il che equivale a una implicita ma inequivocabile dimostrazione del caos e della approssimazione che aveva caratterizzato fino a ieri l’“assalto alla diligenza” degli incentivi concessi alle energie rinnovabili, prelevandoli disinvoltamente dalle tasche degli italiani.
Al contrario, la notizia è stata accolta con soddisfazione da tutte le associazioni ambientaliste e dai movimenti spontanei che da anni combattono per ostacolare l’aggressione selvaggia al territorio e la irreversibile degradazione del valore identitario dei paesaggi italiani causate dalla selva di aerogeneratori che stanno sorgendo ovunque, anche in zone non favorite da una sufficiente ventosità, a esclusivo vantaggio di improvvisati ( e a volte anche malavitosi) produttori e dei loro accoliti. Nessuno è contrario, in linea teorica, al ricorso a fonti di energia “pulite” e rinnovabili; ma molte sono le perplessità sulle politiche messe in atto fino ad oggi in tale ambito, per quel che riguarda i costi e i benefici economici delle soluzioni adottate, l’eccesso di incentivazioni concentrate sulle rinnovabili elettriche con la sproporzionata proliferazione delle torri eoliche e dei pannelli fotovoltaici, la scarsa attenzione, in concreto, alle rinnovabili termiche, all’efficienza energetica, al risparmio, nonostante le riconosciute potenzialità di questi settori. La stessa Strategia Energetica Nazionale ha reso evidente che l’incidenza dell’eolico industriale sulla produzione di energia elettrica rimarrà comunque irrilevante. Tale da non giustificare i danni gravissimi che esso provoca all’ambiente naturale e al patrimonio culturale della Nazione. Senza parlare poi dei costi pesanti per l’intera comunità, in un momento di crisi. Per gli incentivi alle rinnovabili elettriche sono stati sottratti ai portafogli degli italiani circa11 miliardi, per il solo anno 2012. E il prelievo proseguirà per 20 anni con oltre 12 miliardi all’anno (6,7 per fotovoltaico e 5,8 per le altre FER, tra cui l’eolico in misura prevalente).
In un successivo documento pre-elettorale redatto da Legambiente, WWF e Greenpeace si chiede, tra molte altre cose, che il prossimo Governo torni a favorire oltre ogni misura i produttori di energia eolica e fotovoltaica; la richiesta è sostenuta da un ricatto occupazionale più che dubbio e attraverso affermazioni avventate che sfiorano il terrorismo. Secondo gli estensori l’aver finalmente cominciato ad imporre regole ragionevoli al settore delle energie rinnovabili soffocherà l’unica speranza di futuro per l’Italia. Le associazioni e i movimenti che sottoscrivono il presente documento su questo punto pensano esattamente il contrario e chiedono invece alle forze politiche di impegnarsi per azzerare ulteriori incentivi a nuovi o rinnovati impianti eolici.