Castel di Guido
Sos Nibbio bruno
Mentre Roma arde, grazie alle infami politiche degli ultimi decenni che hanno visto cedere ogni palmo di natura all’edilizia, i nostri amministratori sono perfettamente in tempo a risparmiarci un ennesimo scempio. A quanto pare, sarebbe stata presentata domanda per effettuare un’attività privata di tagli boschivi proprio all’interno dell’area protetta di Castel di Guido. Questo luogo meraviglioso è un Sic-sito di interesse comunitario e Iba-important bird area, fa parte della Riserva naturale statale del litorale romano e include dal 1998 una magnifica oasi LIPU (oltre 100 ettari): le sue preziosissime foreste di leccio, cerro e rovere rimangono l’ultimo tratto di bosco planiziale dell’intera provincia. Qui nidifica una rara colonia di nibbio bruno, circa 15 coppie, e vivono altri rapaci come bianconi, poiane, falchi pecchiaioli.
L’area di Castel di Guido accoglie pure un’azienda agricola, ed è nelle disponibilità del Comune di Roma. Una parte dei terreni è tuttavia concessa in affitto a un privato, il quale avrebbe avviato pratica per ottenere nulla osta a ricavare legna in mezzo ai patriarchi di Macchiagrande di Ponte Galeria, il nostro ultimo polmone verde. È ancora senza risposta l’allarmata lettera inviata la settimana scorsa dalle associazioni Altura, Italia Nostra, Lipu e WWF alla Regione, che dovrebbe fornire valutazione d’incidenza di tale progetto, mentre all’ente gestore (il Campidoglio) spetterà il parere definitivo. Anche se, da legge forestale, fino a 3 ettari di taglio la decisione compete al Comune, poi passa alla Provincia. Le temperature di questi giorni, l’evidenza di una città irrespirabile e climaticamente stravolta, dovrebbero suggerire che intaccare i nostri ultimi bastioni ambientali è un crimine. Non possiamo fermare anticicloni e nevicate, ma senz’altro corre l’obbligo di impedire la scomparsa delle nostre estreme difese.
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Foto: Fabio Cilea